Castello di Gavardo

vi era la presenza di due fortificazioni ben distinte tra loro; una il vero castello e l’altra il borgo fortificato

Castello di Gavardo : Devesi distinguere, parlando di castelli in quel di Gavardo, fra l’antico castello isolato o rocca di S. Martino e il borgo murato e forti­ ficato vero e proprio di Gavardo. Il primo era posto sopra il monticello che si innalza sul fiu­me Chiese circa tre chilometri a sud del pae­ se presso la località Rampeniga: ivi trovasi an­cora qualche rudere in forma che ricorda l’anti­ ca rocca che ebbe un breve periodo di cele­brità durante una delle calate in Italia di En­rico IV, l’imperatore di Canossa. Allora la via tortuosa ma più sicura della valle del Sarca, delle Giudicarie e della Valle Sabbia era ancora percorsa dagli eserciti imperiali, poi andò in di­suso quando la valle dell’Adige divenne del tutto sicura, garantita dai Castelbarco e dagli Scaligeri. Nel 1110 quando Enrico V si recò a Roma per l’incoronazione, lasciò qui un forre contin­gente di soldati in appoggio alle forze bresciane
a lui fedeli, al fine di assicurarsi la via del ri­torno. Ciò si ripeté anche nel 1116. Questa trup­pa, chiusa in un fortilizio, dava non poco pensiero ai Signori del Comune di Brescia e così avvenne che nel 1121, quando l’imperatore fu costretto a non muoversi dalla Ger­mania per le lotte interne, i bresciani si mossero e «circondato il castello, disfatto il presidio, lasciato ai tedeschi libero passo per­ché se ne andassero con Dio, smantellarono quella rocca “usque ad solum”. Poiché Ga­vardo era feudo vescovile è facile che quella rocca fosse la residenza del gastaldo vescovile.
Che poi questo gastaldo fosse della Famiglia Medici, la preminente in paese certo valvasso­re del vescovo, o della famiglia Gavardo, come suppone G.B. Bruni, la cosa non è molto fa­cile da risolvere. Può darsi che i Gavardo, emigrati in Istria fossero un ramo dei Medici. Il vero e proprio castello di Gavardo invece ebbe vita assai movimentata nei sec. XII e XIII durante l’infuriare delle fazioni cittadine. Nel 1201 sotto il castello vi fu una vittoria della parte Brucella, ma subito dopo essa venne scon­fitta nella battaglia di AJbusago tra Bedizzole e Calcinato; nel 1212 poiché i capi della parte Brucella, Confalonieri e Boccacci, si erano ri­fugiati nel castello di Gavardo, il Comune di Brescia, riunite le sue truppe, diede l’assalto al castello, lo conquistò e lo distrusse, «fundirus destruxerunt». Erano alleati i Cremonesi e coi consoli del Comune si stipularono i patti «in ecclesia ipsius castri». La distruzione doveva essere molto relativa. Infatti non molti anni dopo, nel 1238, mentre Federico II assedia­va Brescia e non riusciva a conquistarla, cer­cava diversivi mandando a sottomettere i Castelli del territorio. Fra questi vi fu Gavardo dove i bresciani avevano mandato Alberto Giu­dice giurista, filosofo, uno degli uomini più in vista della città. Egli si difese strenuamente ma dovette cedere; fu fatto prigioniero e spedito in carcere a Cremona. I ghibellini, che sempre avevano avuto la preminenza in Gavardo, lo tennero in nome dell’imperatore; ma due anni dopo lo dovette­
ro cedere al Comune di Brescia che andava ri­conquistando le posizione perdute. Giunge il sec. XIV con le conquiste delle Signorie al­ leate con le indebolire fazioni ci rradine. Dap­prima vi fu la bianca infeudazione di Gavardo ai conci di Castelbarco per la somma di 15.000 fiorini d’oro da parte di Giovanni di Lussem­burgo (vi era assieme la riviera di Salò e Vobar­
no); poi cadde in mano di Cansignorio della Sca­la durame la sua lotta contro Bernabò Visconti, ma fu per breve durata. Infine Gavardo fu teatro di un sanguinoso fatto d’arrne, appendice della battaglia di Mon­tichiari ( 7 maggio 13 7 3 ). Poiché qui si erano rifugiate le truppe dei collegati antiviscontei battute da Francesco d’Este condottiero dei Vi­sconti, questi le insegul fino al castello, lo con­quistò e incominciò a saccheggiarlo. Fu allora
che freddamente, con mossa ardita, sopravvenne il condottiero già vinto dei collegati, il capitano di ventura inglese Giovanni Awkwood (in Italia
chiamato l’Acuto) con soldati raccolti alla fine della battaglia di Montichiari, e fece stra­ge dei nemici, catturando lo stesso marchese d’Este e molti dei suoi più illustri capitani. Poi il castello fu abbandonato anche dall’Acuto e lasciaro pieno di cadaveri. Nella dura lotta fra i veneti guidati dal Gattamelata contro il Piccinino nel 14.38, il castel­lo di Gavardo, che rappresentava la porta della Valle Sabbia, venne occupare dapprima dai bre­sciani insieme ai veneti onde tenere libera la via per il rifornimento del legname alla città, attraverso il Naviglio; ma poi, chiusisi i bre­sciani nella loro cima e allontanandosi il Gatta­melata, Gavardo fu facile preda del Piccinino. Dopo la vittoriosa liberazione della città dal duro assedio dei viscontei, la lotta si trasferì in provincia e attorno a Gavardo nel cui ca­stello si erano raccolti gli armati di Brescia e della Valle Sabbia, si svolse un combattimen­to fra Taddeo d’Este per Venezia e Tatiano del Friuli per Milano e cosl nel luglio del 1439 la strada per il lago era liberata. Due mesi dopo
vi fu un ritorno vincitore dei viscontei e Ga­vardo fu riconquistato e saccheggiato da Ta­liano. L’anno appresso, dopo che Venezia riebbe intero il territorio bresciano, anche Gavardo libero fu tra i centri benemeriti e segnalato alla benevolenza della Serenissima”. Come ab­biamo visto per tutti quesri castelli o borghi fortificati, la loro importanza dal punto di vi­sta della tattica militare, decadde o quasi scom­parve col sec. XV. Così anche per Gavardo. Ciò non toglie però che per la sua posizione stra­tegica all’imbocco della Valle Sabbia e della Riviera, per iJ suo ponte, col relativo importan­te «partitore» Lechi delle acque del Chiese, il paese fu sempre un punto importante anche nelle lotte che si combatterono nei secoli suc­cessivi sul territorio bresciano in dominio della Serenissima. La quale per tre secoli vide sul suo stato combattersi vari eserciti stranieri te­nendosi essa sempre prudentemente neutrale. Politica che la portò alla rovina. Cosl Gavar­do vedrà il passaggio delle truppe imperiali, che voleva dire saccheggio, durante la guerra della Lega di Cambrai e anche successivamente ( 1509-1517), poi nel 1526 dei Lanzichenecchi di Fronsberg, infine durante la guerra di succes­sione di Spagna (1700­1705).

Fonti storiche: Fausto Lechi “Le dimore bresciane in cinque secoli di storia”